Chi è Fedor Holz? Semplicemente l’enfant prodige del poker, quello capace di arrivare a 21 anni sulla vetta del poker mondiale senza nemmeno farlo sembrare difficile.
Eppure, prima di vedere milioni di dollari piovere nel suo bankroll, la vita non era così semplice. Tre anni e migliaia di tornei senza vincere, vivendo con meno dello stretto indispensabile. Non ci credete? Lo racconta proprio lui…
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Questa è una cosa che nessuno si aspetta da me! Specialmente perché a 21 anni ho cominciato ad avere molto successo online e live, tutti hanno dato più o meno per scontato che io sia caduto sul cammino di Dio e abbia runnato bene dall’inizio.
Tutti pensano che Fedor Holz abbia cominciato a giocare a poker e bam! fatto un milione di dollari. È una cosa interessante. Tutti dimenticano cosa dico all’inizio.
Prima di arrivare a €1.000 di bankroll, direi che mi ci sono voluti probabilmente due anni e mezzo o tre, spendendo 5.000-6.000 ore a poker.
Pensateci bene perché penso che sia una cosa importante: ho giocato probabilmente 6.000 ore a poker passando molto tempo in negativo o close to zero, per poi cominciare a vincere $1, $2, o $5 all’ora.
Un winrate orario pessimo, senza nessun indicatore di successo. Forse ero vincente nei tornei sotto ai $10 e perdente in tutti quelli più alti di $50.
Una cosa molto importante che ora vedo nel business: se io dovessi ricominciare, o cominciare qualunque cosa, provo a passare molto tempo a capire il mio processo di riflessioni. Come posso capire dove mi trovo? Provo a scrivere quanto penso di essere bravo, le mie previsioni, qual è il risultato che penso di poter ottenere.
Nel poker ad esempio sarei molto specifico: avere un certo winrate su un determinato campione di tornei, o vincere un determinato bb/100, avere certe statistiche quando faccio review…
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È importante perché quelle sono le tue nuove scuse. Non puoi più dire di essere sfortunato o pensare cose che ti portano a evitare di riflettere sulle tue vere skill.
Io non ero in uno stato mentale ideale quando avevo 18-19 anni, ho lasciato la scuola molto presto – credo attorno ai 16 – avevo saltato due classi e ne ho ripetuta una. Non mi sentivo connesso con quel mondo, mi sentivo come se studiare fosse la mia ultima spiaggia, di base.
Il poker era una cosa che mi appassionava, ma comunque non ci vedevo una via per fare soldi o farlo diventare un lavoro, era solo una cosa che mi piaceva molto. Un hobby molto appassionante, l’unica cosa che mi piaceva oltre al calcio, potevo farlo tutto il giorno.
Insomma, con il senno di poi non posso dire che ho pianificato tutto, che ho cominciato a giocare ed ero un prodigio, che ho cominciato a scalare i livelli e migliorare. Non potrebbe essere più lontano dalla realtà.
Non avevo opzioni, non ero in un buon status mentale, non vedevo un futuro. Il poker mi piaceva e quindi ci mettevo impegno, ma senza struttura.
In realtà ero con le spalle al muro. Vivevo da solo, non avevo soldi, mangiavo spaghetti e kebab cercando di spendere il meno possibile. Vivevo con €400 al mese, €125 per la mia stanza e il resto in cibo. E poi ho cominciato a investire €50, €100 al mese nel poker.
Questo per dire che i miei primi tre anni sono stati senza un obiettivo chiaro e fallimento dopo fallimento. Quando ti senti in una situazione simile, senza vie di uscita, futuro, penso sia molto difficile vederlo nel momento. Io non l’ho visto. Ma penso che credere fermamente che ci sia qualcosa dopo sia molto importante.
Credo nel processo. Se fai qualcosa con lo stesso interesse e impegno, qualcosa alla fine ci deve essere, anche se non vedi risultati economici. La cosa importante è la passione.